I Venti
Tramontana: Vento freddo proveniente da nord. Tale direzione è indicata simbolicamente nella cosiddetta rosa dei venti. Nell’antica Grecia il vento del nord veniva chiamato Aparctias o Boréas, da non confondersi con la Bora che proviene da est-nordest. In Italia è particolarmente frequente in Liguria, dove spira con violenza prevalentemente allo sbocco delle valli, soprattutto in inverno causa repentini e considerevoli cali di temperatura. Può verificarsi quindi a cielo sereno, oppure con cielo nuvoloso e precipitazioni quando è associata ad un sistema perturbato. Quest’ultimo caso è, appunto, quello detto di “tramontana scura” che in Liguria si attiva in seguito all’invorticamento delle perturbazioni provenienti da ovest (o anche sud-ovest o nord-ovest) sul Mar Ligure.
Bora, è un vento catabatico, cioè di caduta e compressione adiabatica, di provenienza nord/nord-orientale, che soffia con particolare intensità specialmente verso l’Alto e Medio Adriatico e verso alcuni settori dell’Egeo e del Mar Nero in presenza di forti gradienti barici tra continente e mare.
La Bora non si orienta in un’unica direzione, secondo la legge di Buys Ballot, ma fluttua intorno ad una direzione media che è tipica per ogni località. La sua caratteristica è di essere un vento “discontinuo”, ovvero di manifestarsi con raffiche più forti, intervallate dalle raffiche meno intense. Tali raffiche sono comunemente dette “refoli”.
Soffia specialmente in inverno, ed è denominata “bora scura” con cielo coperto o con pioggia o neve.
Sul golfo di Trieste, come in tutto l’alto Adriatico, fino a Chioggia, alla laguna Veneta e alla Romagna e le coste del pesarese, la direzione tipica è quella di E-NE. Nella Venezia Giulia, il vento, a causa delle grandi differenze di temperature che si instaurano tra l’altopiano del Carso, molto più freddo, ed il litorale, sensibilmente più caldo, si rinforza notevolmente, divenendo furioso e turbolento, con raffiche che possono superare la soglia dei 150–160 km/h.
L’aria artica continentale, relativamente densa e secca, scende al Mediterraneo da più varchi (“porte”) sull’Adriatico: quella che interessa il Triveneto in particolare, fluisce attraverso la “porta di Postumia” considerata la “porta della Bora” per antonomasia – una depressione della catena alpina nelle Alpi Giulie, tra l’altopiano carsico del Monte Nanos, detto anche Monte Re (Nanos-Hrušica) e il gruppo del Monte Nevoso (Snežnik-Javornik) – essa investe particolarmente il settore triestino, per poi interessare in modo attenuato una fascia limitata a nord ovest dal Monfalconese e a sud est dalla parte settentrionale dell’Istria bianca. Generalmente in modo meno intenso del 20%, interessa spesso anche alcune località della provincia di Gorizia, tra le quali Gorizia e Monfalcone, Cividale del Friuli e le Valli del Natisone in provincia di Udine, nonché i comuni confinanti con il Collio Sloveno. Nel golfo di Trieste la bora mantiene la direzione principale ENE, causando un vivace moto ondoso e di deriva. Sia pure ridotta del 30%, si fa sentire sostenuta sino a Venezia e Chioggia, in Romagna e nella pianura emiliana orientale, portando bruschi cali di temperature. Nel semestre invernale questo tipo di vento in tutte le zone summenzionate può raggiungere e superare velocità di 35–40 m/s e può durare per diversi giorni causando danni.
La bora più conosciuta in Italia è appunto quella di Trieste. In Croazia è celebre quella di Segna e Fiume e in Slovenia quella di Aidussina. La bora, proveniente dai varchi della Dalmazia, soffia intensamente anche lungo le coste dell’Adriatico centrale italiano, raggiungendo velocità notevoli, nelle Marche talvolta oltre i 100 km/h.
Il Grecale o Greco è un vento mediterraneo che soffia da nord-est. Tale direzione è indicata simbolicamente nella cosiddetta rosa dei venti. Soffia con particolare frequenza soprattutto sulle regioni del Mediterraneo centrale e su quelle adriatiche. Il vento è così denominato perché dall’isola di Zante, punto di riferimento della rosa dei venti, soffia da nord-est in corrispondenza, appunto, della Grecia.
Nella stagione invernale, il vento assume spesso le caratteristiche di vento freddo e secco associato alla discesa di aria artica continentale, soffiando spesso con intensità moderata o forte.
La sua azione si innesca in presenza di strutture di alta pressione centrate a nord delle Alpi, che convogliano l’aria verso una zona di bassa pressione che si approfondisce a latitudini più meridionali, generalmente tra l’Italia meridionale e il Mar Egeo. La sua entrata nel bacino centrale del Mediterraneo avviene attraverso una delle “porte” che si aprono lungo la catena montuosa dei Balcani in corrispondenza delle coste dell’Adriatico orientale, dove presenta caratteristiche di vento molto freddo e secco.
Durante la stagione estiva, il vento di grecale soffia come brezza di terra lungo le coste del Tirreno e come brezza di mare lungo il litorale adriatico.
In presenza di una rimonta dell’anticiclone subtropicale africano con massimo pressorio al suolo situato a nord delle Alpi, la ventilazione al suolo risulta diffusamente nord-orientale tra il debole e il moderato e contribuisce ad innalzare notevolmente le temperature sulla Pianura padana e lungo le regioni centro-settentrionali tirreniche per effetto favonizzante dei rilievi montuosi.
Il vento di grecale può essere associato a tempo perturbato anche lungo le regioni del versante tirrenico e sulla Pianura padana, quando si forma un minimo depressionario in quota sui mari a ovest della penisola italiana ed un minimo al suolo tra l’Adriatico e lo Ionio.
In questo caso le correnti in quota possono essere occidentali o sud-occidentali, associate al passaggio dei sistemi perturbati, mentre i venti al suolo risultano soffiare da nord-est. Tale configurazione, se associata nella stagione invernale dalla discesa di aria artica marittima dalla porta del Rodano, può creare le condizioni adatte per le nevicate a quote bassissime e anche in pianura sulle regioni occidentali italiane.
Levante, è un vento generalmente debole che spira da Est verso Ovest nel Mediterraneo occidentale. Tale direzione è indicata simbolicamente nella cosiddetta rosa dei venti. Il vento si origina nel centro del Mediterraneo al largo delle Isole Baleari e soffia verso Ovest per raggiungere la sua massima intensità attraverso lo Stretto di Gibilterra. La sua influenza è sentita fino in Italia sul Tirreno e sulla parte centro-meridionale dell’Adriatico.
È un vento fresco e umido, portatore di nebbia e precipitazioni, riconosciuto come causa di particolari formazioni nuvolose sopra la Baia e la Rocca di Gibilterra, dove può provocare mare agitato e trombe marine. Il vento può manifestarsi in qualunque periodo dell’anno, ma ricorre comunemente fra luglio e ottobre. D’inverno, il Levante è spesso accompagnato da piogge forti. Il nome del vento deriva da levante inteso come Est, il punto cardinale da cui ha origine. Può essere chiamato anche Euro, vento che gli antichi confondevano con il Libeccio-Scirocco o Scirocco.
Scirocco, è un vento caldo proveniente da Sud-Est. Tale direzione è indicata simbolicamente nella cosiddetta rosa dei venti. Lo Scirocco prende il nome dalla Siria, la direzione da cui spira il vento, prendendo come punto di riferimento l’Isola di Zante nel Mar Ionio. Lo stesso vento assume il nome di Jugo in Croazia e Ghibli in Libia. Lo Scirocco che giunge sulle coste francesi contiene più umidità ed assume il nome di Marin.
Questo vento soffia più di frequente in primavera ed autunno raggiungendo un massimo nei mesi di marzo e novembre.
Nasce da masse d’aria tropicali calde e secche trascinate verso nord da aree di bassa pressione in movimento verso est sopra il Mar Mediterraneo. L’aria calda e secca si mischia con quella umida del movimento ciclonico presente sul mare ed il movimento in senso orario spinge questa massa d’aria sulle coste delle regioni del sud Europa.
Lo Scirocco secca l’aria ed alza la polvere sulle coste del Nordafrica, provoca tempeste sul mediterraneo e tempo freddo ed umido sull’Europa. Il vento soffia per un tempo variabile da mezza giornata a molti giorni. Molte persone attribuiscono a questo vento effetti negativi sulla salute e sull’umore per via del caldo umido e della polvere portata dalle coste dell’Africa e dell’aumento della temperatura in Europa. La polvere può causare danni ai dispositivi meccanici . L’umidità che si deposita al terreno rende inoltre molto scivoloso il manto stradale.
Lo Scirocco è diventato, inoltre, uno dei simboli climatici della Sicilia, della Sardegna e anche della Calabria e soprattutto del Salento . Molto diffuse sono anche le giornate di Scirocco lungo le coste della Liguria.
Il soffio ininterrotto dello Scirocco, combinato con la crescita della marea, è una delle cause del fenomeno dell’acqua alta nella Laguna di Venezia.
Ostro o Mezzogiorno, è il nome tradizionale di un vento che spira da sud nel mar Mediterraneo; è anche detto vento di Mezzogiorno. Tale direzione è indicata simbolicamente nella cosiddetta rosa dei venti.
L’ostro, talvolta, viene identificato impropriamente con i più noti venti di libeccio e scirocco, che spirano anch’essi dai quadranti meridionali. È un vento caldo e umido portatore di piogge. Il vento è conosciuto anche col nome di Noto dall’omonimo personaggio della mitologia greca Noto, figlio di Astreo e di Eos.
I suoi effetti sul clima italiano determinano il richiamo di aria calda da sud.
Il vento è generalmente secco se associata all’espansione dell’anticiclone subtropicale africano verso nord; in tal caso è apportatore di onde di calore che possono essere anche durature, i cui effetti maggiori si hanno ove tende a favonizzarsi).
Il vento può soffiare anche come vento prefrontale, prima del passaggio di un’area di bassa pressione. In questo caso la sensibile risalita delle temperature può considerarsi soltanto effimera e temporanea, pur potendo essere associata ad elevati tassi di umidità.
Libeccio, è un vento di Mezzogiorno o Ponente (spira da Sudovest), anche detto Africo o Garbino. Tale direzione è indicata simbolicamente nella cosiddetta rosa dei venti.
Vi sono più ipotesi sul nome: la più diffusa, è che derivi dal fatto che nell’isola di Zante, presa come punto di riferimento per la denominazione dei venti, il Libeccio spira dalla Libia (antico nome del continente africano). L’altra, accreditata presso i linguisti, è che derivi dall’arabo lebeg.
Il nome Garbino è utilizzato nell’area orientale dell’Emilia-Romagna, nel nord delle Marche, in Abruzzo e in Molise. In Friuli, nella Venezia Giulia, in altre aree delle Marche e in Dalmazia è chiamato Garbin, e tale nome deriva dall’arabo gharbī ovvero occidentale, acquisito dalla Lingua turca in età ottomana.
Nell’Italia meridionale è conosciuto molto bene per il calore che porta con sé, ma soprattutto la sabbia, proveniente dal deserto del Sahara e i contadini sanno bene che cosa significa avere i raccolti e le piante distrutti dalle libecciate di fine estate.
Durante la stagione estiva, il vento di libeccio soffia generalmente come brezza di mare lungo le coste occidentali della penisola italiana e come brezza di terra lungo quelle orientali, in condizioni di stabilità atmosferica.
Nella stagione estiva e, in misura nettamente minore anche nelle altre stagioni, il vento può fohnizzarsi lungo il versante adriatico e sullo Ionio, oltre che sulle coste orientali della Sardegna e su quelle settentrionali della Sicilia. Le configurazioni che innescano tali situazioni presentano strutture di alta pressione a sud e a est della penisola italiana e centri di bassa pressione in approfondimento a nord-ovest della penisola, con la conseguente risalita di aria calda da sud-ovest verso nord-est dal bordo orientale della depressione verso quello occidentale e settentrionale delle aree anticicloniche. Di questo tipo fu la configurazione del 24 luglio 2007 con temperature record sul medio-basso Adriatico e sullo Ionio.[1]
Il vento di libeccio soffia anche durante il passaggio dei fronti perturbati atlantici in movimento da ovest verso est, assumendo in questo caso caratteristiche di vento umido portatore di pioggia.
Ponente, anche detto Zefiro o Espero è un vento del Mar Mediterraneo che spira da Ovest. La denominazione è conferita dal punto cardinale dal quale soffia. Tale direzione è indicata simbolicamente nella cosiddetta rosa dei venti.
Il vento di ponente soffia generalmente come brezza marina durante la stagione estiva, lungo le coste della Maremma grossetana e del Lazio, inoltrandosi in modo più o meno deciso anche nel corrispondente retroterra, svolgendo un’azione alquanto mitigatrice sulla calura, pur tendendo ad elevare moderatamente i tassi di umidità per la provenienza dal mare.
Maestrale o Mistral, è il vento che spira da Nord-Ovest. Tale direzione è indicata simbolicamente nella cosiddetta rosa dei venti. Vi sono due possibili etimologie di questo nome, a seconda che consideri la prassi romana collocare la rosa dei venti al centro del Mediterraneo o quella medioevale che la posiziona sull’isola di Zakynthos (Zante o Zacinto, in Grecia. In entrambi i casi la direzione nord-occidentale punta alla città più importante per chi ha dato il nome al vento: nel primo caso Roma, Magistra Mundi, oppure Venezia, la via maestra dal porto di origine.
La genesi di questo vento si ha quando correnti di aria polare o artica irrompono nel Mediterraneo occidentale dalle coste della Provenza. In queste circostanze le masse d’aria provenienti da Nord, scavalcano il Massiccio Centrale francese ed i Pirenei, incanalandosi poi lungo la valle del Rodano, dove vengono molto accelerate dalla rapida discesa sui versanti sottovento. Nella maggior parte dei casi, questa accelerazione consente ai venti di Mistrale di giungere ancora irruenti fino alle coste di Corsica e Sardegna interessate da questo vento con una certa frequenza, anche in zona anticiclonica. Grazie al Maestrale e specie nel periodo estivo, le due isole patiscono inizialmente il calore dell’entroterra specie nelle aree sud orientali ed in particolar modo nei primi giorni di vento, fino ad un generale decadimento delle temperature fra il terzo e quarto giorno. I periodi con venti di Maestrale infatti hanno una durata molto variabile, da meno di 24 ore a fino 4-5 giorni di seguito. Questi lunghi periodi ventosi portano spesso i mari in tempesta, con violente mareggiate sulle coste occidentali della Sardegna, settentrionali della Sicilia e tirreniche della Calabria.
Il maestrale può soffiare dopo il passaggio di una bassa pressione, determinando un miglioramento generale delle condizioni del tempo con una contenuta diminuzione delle temperature, soprattutto nei valori minimi, e dei tassi di umidità. In questo caso si tratta del cosiddetto maestrale postfrontale.
Se associato alla discesa di aria artica marittima o aria polare fredda marittima, il vento assume le caratteristiche di vento freddo e umido, determinando un peggioramento delle condizioni del tempo con associata una progressiva e netta diminuzione delle temperature. In questo contesto, le regioni italiane maggiormente esposte al maltempo e al calo termico sono quelle del versante occidentale ove, nella stagione invernale, si possono avere nevicate associate fino a quote molto basse e, localmente anche in pianura. La diminuzione sensibile della temperatura avviene nel momento in cui si verificano le precipitazioni, quasi sempre sotto forma di rovescio o temporale, con probabili graupel in caso di neve.